Translate in other Languages

mercoledì 29 settembre 2010

Adesso vi racconto di quando facevo il roadie nel Lamb Tour


5 ottobre 1974: rispondo ad un annuncio del Melody Maker: "Tecnico di palco cercasi per importante band". Scopro, al colloquio, con sorpresa che la band ha un nome. Mi reco in Welbeck Street, nel centro di Londra, negli uffici dell'agenzia di quella band. Nel tragitto pedonale passo davanti al negozio di dischi HMV, il negozio specializzato nella musica che adoravo ascoltare, l'hard rock: Black Sabbath, Deep Purple.ecc.. erano i dischi esposti nella vetrina.
C'erano anche altri dischi nella vetrina, tra i quali quelli dei Genesis. Mi chiesi se avessi abbastanza conoscenza dei Genesis ma cosi' non era ed entrai nel negozio per chiedere informazioni. Non si sa mai, potrebbero chiedermi qualcosa dei Genesis al colloquio.
Camminando lungo il marciapiede cercavo di immaginare chi fosse quella band, ero abbastanza confuso.



Arrivo a destinazione, salgo le scale, e mi trovo davanti alla porta dell'ufficio.


Entro e vedo che in attesa c'erano altri ragazzi come me che speravano nell'ingaggio.Tutti vestivano uguali, si assomigliavano: t-shirt con il logo dei Led Zeppelin, capelli lunghi e le chiavi del furgone con il portachiavi di qualche hotel (certamente un souvenir di qualche tour precedente).
Avevo 21 anni, appena uscito dal college e con la specializzazione di tecnico del suono, avevo i capelli un po' piu' corti degli altri ragazzi, abiti un po' meno hyppies, insomma sembravo un "bravo-ragazzo" alla ricerca del suo primo lavoro.
Non avevo possibilita', pensai, ora esco e dico a mamma che ce l'avevo quasi fatta... e poi mi faranno sapere.


Mi chiamano per il colloquio, ed incontro Nick Blyth, il capo dei tecnici.
Mi scrutavano dall'altra parte delle scrivania l'assistente di Tony Smith, Nick ed altri.
Nei tre minuti che rimasi dentro l'ufficio loro sono stati 6 volte chiamati al telefono, bisbigliavano qualcosa e dall'altra parte del telefono c'era molto rumore. In sottofondo qualcuno aveva lasciato acceso un registratore e cosi' c'era anche l'accompagnamento musicale, e per non disturbare risposi alle domande quasi bisbigliando. Erano pazzi, ma questa pazzia piaceva anche a me!
Mi domandarono solo 3 cose, un po' strane le domande:
"ti sai adattare alle situazioni" mi chiesero, "si" io risposi.
"hai qualche legame con i russi o con la Russia?" "no" io risposi.
"c'e' qualche motivo che ti impedisca di entrare negli USA? Prendi qualche droga?" "no" risposi io.

"Ok, sei dei nostri. Ci vediamo la settimana prossima"

E questo fu tutto quello che avvenne al colloquio. Ripresi il treno per tornare a casa ripensando a quello strano colloquio di lavoro.
Per la paga ci eravamo messi d'accordo sui 240 dollari alla settimana (piu' o meno 100 sterline alla settimana, una grossa cifra in quei tempi).
Stavo andando a guadagnare piu' soldi di mio padre e questo lo avrebbe fatto arrabbiare un po'.  Ci avrebbero pagato nella valuta del paese dove ci trovavamo in tour. Dopo sette mesi di tour io tornai a casa con banconote in franchi, in franchi belgi, lire italiane, marchi tedeschi e altre valute.
Diversamente dagli altri tecnici questo per me era il mio primo lavoro dopo tre anni di college, e tutto quanto guadagnai in quel tour erano i miei risparmi, non spesi tanto e alla fine mi ritrovai con circa 1.200 sterline.


Ma li spesi tutti nei tre mesi successivi.

La settimana successiva, insieme ad altri 5, abbiamo iniziato a lavorare. La band provava in una scuola di ballo di Una Billing, ad Acton, a Londra.
Era un'enorme stanzone dove si poteva fare tutto il rumore che si voleva. Abbiamo caricato il camion di alcuni impianti, ma non tutti, l'organo, il mellotron ... ed erano troppo grandi per la porta d'ingresso, non entravano, e cosi' abbiamo fatto entrare l'organo e il mellotron dalla finestra, con molta fatica. Lasciammo i Genesis provare i pezzi e noi 6 passammo il resto della settimana a cercare strumenti e apparecchiature per l'imminente tour in Inghilterra.


Molti strumenti per gli effetti speciali erano ancora da costruire. Io e Peter Hart (lo specialista degli effetti) passammo una settimana per mettere a punto le macchine stroboscopiche, le lampade blu (a luce ultravioletta) e le ventole di raffreddamento degli amplificatori audio.
All'epoca io non ero affatto certo di sapere a cosa servisse tutta quella roba li'. Non avevo mai ascoltato la musica dei Genesis e nemmeno visto un loro show.
Non li avevo visti nemmeno in una fotografia.
In quella settimana facemmo spola tra la scuola di ballo e gli Shepperton Studios per portare tutti gli impianti audio che ci sarebbero serviti per il tour e provammo tutti gli effetti scenici. I 20.000 watt dell'impianto audio furono testati mettendo su un nastro, credo che si trattasse degli Status Quo.
Tremavano i muri. Ma si era fatto tardi, oramai. Ce ne andammo tutti a casa a dormire.


Quella notte Steve Hackett si taglio' il tendine del pollice della mano con un bicchiere, durante una festa, e cosi' non poteva suonare la chitarra.
La mattina presto, grossi problemi nell'ufficio dei Genesis: "Che cosa si fa ora?".
Io pensai che il mio lavoro finisse lì, quel giorno, duro' solo una settimana ma in fondo fu molto divertente.
Tony Smith decise che il tour inglese venisse messo in fondo a quello mondiale, tra sette mesi, e si sarebbe partiti con quello americano, poi quello europeo ed infine quello inglese.


La settimana successiva ero in aereo con destinazione Dallas, nel Texas, insieme ad altri tecnici.
Per alcuni di noi era la prima volta che prendavamo un'aereo, ma anche questo era lavorare, anche se stavi comodamente seduto nella tua poltroncina.
Il primo degli incontri con i promoter locali lo abbiamo avuto in una sala dell'aereoporto di Washington, dove Gus, il tecnico delle chitarre, stava discutendo animatamente con un funzionario donna addetta alla dogana. Lei non voleva assolutamente far entrare negli USA i panini imbottiti di carne che la moglie di Gus gli aveva preparato. Era meglio che Gus desisteva dai suoi panini: la donna della dogana aveva una pistola nella cintola.
Dopo 10 minuti avevamo un'altro aereo in partenza e cosi' Gus lascio' i suoi panini alla dogana e finalmente partimmo.
Nelle due settimane successive Gus non faceva altro che raccontare a tutti che alla dogana gli avevano sequestrato i panini che le aveva preparato sua moglie.
Era pedante ed impossibile e come non bastasse ho dovuto condividere con lui la stanza d'albergo!
In quelle due settimane abbiamo lavorato con la band, che non faceva altro che provare i pezzi, in un grosso capannone industriale di Dallas.
Il mio lavoro consisteva nel proiettare le diapositive sugli schermi del palco, erano circa 1.150 ed erano tutte da mettere nella giusta sequenza.
Questa attivita' ci prese una settimana di tempo, molto di piu' di quanto era preventivato.
Le diapositive furono tutte fotografate da Geoffrey (Jeffrey) Shaw, un fotografo australiano che viveva ad Amsterdam. Egli ci segui' nel tour americano per le prime 3 o 4 date per assicurarsi che tutto filasse per bene.





Dallas e' la citta' della Showco Inc., la societa' di noleggio audio e luci, utilizzata da tante band di rock'n'roll.
I loro magazzini erano enormi e dentro ci stava una marea di apparecchiature. Con tutto quel materiale che c'era (mixer,audio,luci,effetti) potevano far arrossire qualunque societa' inglese di noleggio effetti.
Chiesi ad un ragazzo della Showco chi fossero i loro clienti e mi rispose "Led Zeppelin,Chicago, ZZ Top e qualche altro centinaio di band".
Molti dei ragazzi americani erano contenti di lavorare con una band "diversa dalle altre" come i Genesis; alcuni di loro avevano gia' lavorato con la band nel precedente tour (Selling Tour) e per questo si erano offerti per lavorare in questo tour.
La squadra dei tecnici (eravamo adesso in 15) viaggiava su un bus della Greyhound: 8 eravamo inglesi e il resto dei ragazzi erano della Showco.
La band viaggera' su 2 limousine e tutti gli impianti in 3 grossi tir: 16 tonnellate di apparecchiature dovevano entrare e uscire da quei tir ad ogni show, un lavoraccio! C'erano circa 150 casse tutte numerate e mi chiedevo perche' numerarle.
(ndr: David non si ricorda o non lo scrive ma c'era sempre a disposizione un "muletto" per lo scarico delle casse e poi le "casse" venivano posate su pedane semoventi per il trasloco fin dentro i locali. Questo sistema di trasporto è stato sperimentato personalmente il 24 marzo 1975 a Torino quando mi sono offerto di dare una mano nel trasloco. A Torino c'era un "muletto" elettrico a disposizione)


Nick decise che l'unico modo per capire se tutta la strumentazione e le altre apparecchiature ci stavano nei tir era quello di caricarle nei camion, cosi' passammo un paio di giorni a fare questa pratica: carica e scarica i camion e ogni volta occorrevano circa 6 ore. Questa fatica l'abbiamo fatta per ben 3 volte e ogni volta cambiava l'ordine di stivaggio dei materiali. La quarta volta che provammo a caricare le casse ci abbiamo messo solo 4 ore ed ecco allora perche' abbiamo numerato le casse. Anzi, le abbiamo ri-numerate perche' la numerazione precedente non andava bene.

Siamo sull'autostrada appena fuori Chicago...

La disposizione del palco e lo stage-show fu disegnato dalla band e da Ian Knight, un professionista di stage-design che ha lavorato per i Led Zeppelin, Pink Floyd, Eric Clapton ed tanti altri. Era un uomo pieno d'idee e fantasioso, direi anche troppo per noi. Lo incontrai la prima volta appena lasciato l'Inghilterra quando io, Geoffrey Shaw e Ian prendemmo un taxi per andare da qualche parte (non ricordo dove). Indossava un lungo pastrano nero con un'enorme cappuccio, abbigliamento da monaco medievale, un cappuccio che non tolse mai. Quell'abito aveva due enormi e profonde tasche con in una tasca una bottiglia di Martini e nell'altra una bottiglia di gin. Era un uomo molto alto ed aveva una folta barba nera, con quel cappello-cappuccio assomigliava pure ad un pirata. Non passava inosservato: mentre ci avvicinavamo alla sala d'attesa dell'aereoporto la gente che incontravamo si scostava, lo evitava. Ian resto' con noi solo per le primissime uscite del tour americano e subito dopo ritorno' in patria, in Inghilterra. Non lo rividi piu' ma lascio' una brutta impressione su di me, non lo dimentichero' mai.


17 novembre 1974: Chicago, il primo show in terra americana.

Il primo show di qualunque tour e' veramente massacrante, alcune cose non hanno funzionato come dovevano, e nel backstage regnava il caos.
La sequenza della proiezione delle diapositive venne di nuovo cambiata e, cosa strana, non vennero mai proiettate tutte le 1.150 diapositive.
(ndr: questa affermazione coincide con quanto raccontato da Serge Morissette, boss dei The Musical Box; le slides proiettate nel Lamb tour furono, alla conta matematica, 1.050)

Le due macchine del fumo, per funzionare correttamente, dovevano essere riempite con circa 200 litri d'acqua il che significa un po' di contenitori d'acqua sempre pronti.
Piu' avanti nel tour scoprimmo che con le manichette antincendio si fa prima a caricare le macchine del fumo.
Il backstage, durante lo show, doveva essere completamente al buio. Tutto spento, ma potevamo usare solo una torcia per muoverci o per lavorare.
La band era veramente molto volitiva, pretendeva il buio assoluto nel backstage.
Nello show c'erano frequenti cambi di scena e Peter poteva cambiarsi molto velocemente di costume; ogni apparecchiatura che poteva emettere luce era un problema per la band e cosi' fummo obbligati a verniciare di nero quanta piu' apparecchiature era possibile fare. La maggior parte di noi roadies era obbligata ad indossare anche pantaloni e t-shirt di colore nero, soprattutto quelli coinvolti con attività di palco.
Il pavimento del palco era stato tutto coperto di lino nero, tutti i cavi elettrici e quelli audio erano neri o verniciati di nero.
Mi sono divertito un mondo in quei mesi a spruzzare vernice nera sui cavi.
Cio' significa anche che era molto facile correre e muoversi sul palco e questo Peter lo sapeva bene!
La nostra prima uscita di Chicago e' andata abbastanza bene, i roadies locali ci hanno dato un grosso aiuto ed un teatro e' sicuramente un bel posto per l'inizio di una tourneè.
Il giorno successivo abbiamo comprato alcuni giornali locali, eravamo curiosi di sapere cosa ne pensassero i giornalisti del nostro show. Le recensioni erano buone e di questo ne avevamo veramente tanto bisogno.
(ndr: il tour americano inizio' senza che il doppio LP fosse in distribuzione negli USA e pertanto il pubblico non conosceva affatto che cosa andava a vedere e ad ascoltare)
 
Ora tocca al resto degli Stati Uniti.


New York era la prossima data, la più importante, con due show per circa 2000 persone. Quando, verso mezzogiorno, eravamo pronti per iniziare il montaggio del palco, abbiamo dovuto attendere per circa un'ora a causa di una scolaresca di bambini in visita all'Academy Music, scorazzavano come cavallette nella sala e nei corridoi!
I problemi quotidiani divennero un'evenienza molto comune nei mesi successivi; talvolta il montaggio del palco non veniva terminato correttamente oppure i tecnici locali, quando arrivavano era gia' ora di pranzo, ci lasciavano da soli finché non terminavano il loro spuntino.
Spesso non davano la corrente elettrica se non prima del soundcheck oppure non trovavamo i parcheggi per i tir.
In un giorno normale noi tecnici ci alzavamo alle 11 del mattino, ci recavamo nella sala colazione dell'hotel e ovviamente la trovavamo chiusa. Era gia' tardi, e cosi' ci accontentavamo di un paio di barrette di cioccolato prese al bar dell'hotel.
Verso mezzogiorno prendevamo il bus-navetta e dopo un breve tragitto eravamo giunti nella sala del concerto e li', in due ore circa, scaricavamo tutto il contenuto dei tir. Iniziavamo poi con il tirare su la struttura metallica, piazzare le luci e le casse dell'impianto audio.
Andavamo avanti senza fermarci fino alle 18 e poi ci fermavamo un po' per mangiare qualcosa. Alla 18:30 circa arrivava la band per il soundcheck.
Suonavano brevi accenni dei pezzi e dopo circa 15 minuti terminava il soundcheck. Subito dopo la band si recava nei camerini a prepararsi per il concerto. Spesso, ma soprattutto nei teatri, i camerini erano uno sfacelo. Sporchi, piccoli e con le pareti scrostate. Non per niente la band ha protestato spesso molto vivacemente con i responsabili locali.


I Genesis non soggiornavamo mai nel nostro stesso hotel, infatti io non li vedevo mai prima del soundcheck.
Alle 19 venivano aperti i cancelli d'ingresso e il pubblico iniziava ad affluire dentro la sala, alle 20 iniziava lo show che durava circa due ore.
Verso le 22:15, a seconda del caso se c'era uno o due bis, si accendevano le luci della sala ed il pubblico cominciava a defluire verso l'uscita.
Da quel momento iniziavamo noi a correre, ad imballare nelle casse tutto il materiale e a caricarlo nei tir.
L'esecuzione di bis erano molto rare con i Genesis, normalmente se essi ritenevano che il pubblico era affettuoso o euforico allora ci poteva scappare il bis. Oppure se ritenevano che qualcosa non era andato bene, qualche esecuzione non venuta discreta, il bis era quasi scontato.
A Glasgow, l'anno prima, il pubblico ha addirittura strappato le tele del palco, dalla rabbia, solo perche' i Genesis non hanno eseguito nessun bis. Normalmente i bis erano "Watcher of the skies" oppure "The Knife" o "Musical Box".
Dopo circa 10 show le 4 ore per caricare i tir si erano ridotte a poco piu' di 2, e in circa 1 - 2 ore guidavamo i tir verso la prossima citta'. Normalmente si trattava di un tragitto di circa 200-250 km e arrivavamo in hotel verso le 5 di mattina, quando ci consegnavano le camere.
Stanchi, senza lavarci, ci buttavamo subito sul letto. Non era certo una bella visione! Talvolta avevamo problemi alla reception, non c'era il portiere di notte e cosi' non ci davano le camere. Dormivamo sui divani.
Solo poche ore di sonno e poi la sveglia e subito pronti per un'altro show.


Torniamo a parlare di New York.

Stava andando tutto bene, due belle serate.
Tutta la stampa, specializzata e non, era li', c'erano moltissime star della musica presenti nel teatro. Nulla di sbagliato poteva accadere.
Mi ricordo che l'anno precedente a New York gli spettacoli hanno avuto una serie di problemi, qualcuno di notte aveva rubato tutte le chitarre e per consegnarle era stato chiesto un riscatto. Appunto per questo eravamo allertati e fummo molto attenti in questo show di New York.
Nel bel mezzo della jam "The Waiting Room" c'e' un crescendo del volume audio e delle luci quando all'improvviso, al culmine del crescendo, e' saltata via la corrente elettrica, non c'era audio sul palco, le tastiere erano mute, anche le chitarre; l'unico suono era il battere di Phil sui tamburi. Nel backstage ci fu subito il panico, la band lascio' il palco (tranne Phil che si mise a fare un'assolo), e venne nel backstage. Trafficavamo come forsennati attorno alla cabina elettrica, cercavamo il fusibile che si era bruciato. Questo trambusto duro' circa 2 minuti, potevamo fare prima ma con tutta quella roba verniciata di nero era quasi impossibile cercare il contenitore con i fusibili di scorta.
Quando, finalmente, il quadro elettrico del palco si rimise a funzionare la band ritorno' sul palco e riprese a suonare come se nulla fosse accaduto e il pubblico non si accorse di nulla, pensava che l'uscita-ingresso della band facesse parte dello show.
Sfortunatamente la stessa cosa accadde anche la sera successiva, era un sovraccarico del quadro elettrico, ma eravamo oramai preparati!
Quel fusibile non salto' mai piu' in tutto il resto del tour, accadde solo a New York e per ben due volte!


In questa parte del tour viaggiammo fino in Canada per due show, a Montreal e a Toronto.
Lo spettacolo si sarebbe svolto in enormi stadi di hockey sul ghiaccio, stadi da 20.000 posti a sedere!
Prima di giungere alla frontiera uno dei tecnici americani ci disse che avremmo dovuto gettare via dai tir tutte le bevande, anche quelle a base di latte, tutti i rifiuti e le droghe poiche' alla dogana erano molto severi e non potevamo perdere molto tempo nei controlli.
E cosi' gettammo circa 150 lattine di birra e di coca-cola.
Infatti alla dogana siamo stati controllati dalla testa ai piedi, i cani antidroga sniffavano ovunque, nelle cabine dei tir e fin dentro i cassoni dei camion. Non trovarono nulla e cosi' potemmo ripartire.
Gli spettacoli furono un grosso successo, e guadagnammo un sacco di soldi. Una band come questa, quando e' in tour, costa molto denaro e le piccole sale da concerto non ripagano per nulla i costi. Le grandi arene o gli stadi ti ripagano le spese ma devi comunque fare tanta pubblicita', devi promuovere lo spettacolo e i dischi.

Arriva Natale e questo significa 10 giorni di stop, di riposo a Dallas.

La band e' ritornata in patria, in Inghilterra, a Londra.
E sono partiti anche alcuni tecnici.
Nick Blyth, il capo di tutti noi tecnici, e' partito per New Orleans insieme alla moglie, Peter, quello degli effetti speciali, se ne e' andato a New York.
Rimanemmo solo in tre a Dallas; Geoff Banks (il tecnico delle tastiere), John (l'addetto alla batteria) ed io.
A Dallas d'inverno fa molto freddo e in quel Natale la temperatura scese quasi a zero gradi e cosi' cercammo di stare in luoghi al chiuso.
Uno dei camionisti ci presto' per una settimana la sua automobile.
Sembra che tutte le persone con le quali abbiamo avuto rapporti di lavoro posseggano auto e moto a volonta', e cosi' ci prendemmo in prestito la sua Buick da 7.000 cm3 e ce ne andammo a spasso.
Aria condizionata, autoradio FM stereo, finestrini elettrici,ci sentivamo come dei pascia'.
Una notte, ritornando da una serata trascorsa in un night-club, ci accorgemmo di quanto poteva essere veloce quell'auto: 200 km/h sull'autostrada! Il giorno successivo abbiamo chiesto ad uno di Dallas qual'erano i limiti di velocita' sulle autostrade: 90 km/h !


Il tour americano riprese da West Palm Beach, in Florida.

Mi ricordo che era il 5 gennaio e fuori la temperatura era di quasi 40 gradi, c'era un'umidita' pazzesca e per scaricare i tir ci mettemmo quasi tre volte il normale tempo necessario.
Adesso il tour stava prendendo la giusta piega, almeno sotto l'aspetto climatico. Eravamo negli Stati del sud.
Le giornate erano sempre soleggiate, molto diverse da quelle fredde e nevose di Chicago. Alcune di queste citta' hanno nomi altisonanti: New Orleans, Atlanta, Houston, Denver.
Gli autisti dei tir e del pullman erano dei professionisti, erano esperti ed abituati a lunghe trasferte, anche tappe fino a 1.500 km fermandosi solo per fare il pieno di carburante.
Il pullman con noi tecnici era molto accessoriato: un frigo-bar, la toilette e 24 sedili reclinabili che sembravano cuccette per dormire.
Spesso molti di noi trascorrevano il tempo a bordo pullman dormendo.
Tutti i tir e il pullman hanno a bordo una radio CB, quella dei radio-amatori, affinche' se ci fossero stati dei problemi gli autisti si potevano tenere in contatto radio.
Guidavano quasi sempre con le cuffie, di notte, e si tenevano svegli in quel modo: ascoltando musica o chiaccherando con altri radio-amatori o parlando con altri camionisti.
Durante il tragitto dall'Oklahoma a San Francisco, circa 2.500 km, il pullman si fermo' a causa di problemi ai freni. Eravamo nel pieno del deserto del New Mexico. I freni si erano surriscaldati tantissimo nelle discese delle colline del New Mexico.
Scendemmo dal pullman, mentre l'autista imprecava e cercava in qualche modo di raffreddare i freni, e ci mettemmo a fare fotografie del panorama. Il deserto ha molte sorprese, ad esempio le sfumature della luce. Il panorama era bellissimo finche' uno non si mise ad urlare:
"attenzione! qui e' pieno di serpenti!" e fu tutto un fuggi-fuggi.




Risalimmo sul pullman in un batter d'occhio!
L'autista cercava di chiamare via radio dei soccorsi ma all'appello radio non rispondeva nessuno. Non c'era nessun camion o pullman o anima viva che possedesse una radio CB nel raggio di 300 km!
E' deciso che il nostro destino e' morire qui, nel mezzo del deserto del New Mexico, circondati da serpenti a sonagli!


Dopo cinque ora d'attesa passa un'automobile, l'abbiamo fermata facendo cenni con le mani.

L'autista del bus sali' sull'auto e spari' assieme all'automobile. Ritorno' 4 ore piu' tardi con un camion. Ci avrebbe rimorchiato fino alla citta' piu' vicina che stava a 150 km.
La legge vieta nel Nuovo Messico il traino con persone a bordo e per non farci beccare dalla polizia ci siamo stesi sul pavimento del bus, cosi' da fuori non si vedeva che c'era qualcuno a bordo, che roba! e' questo che c'entra con il rock'n'roll? Mah...
Dopo 12 ore di attesa dentro ad un fast-food della catena McDonalds il bus era riparato e cosi' riprendemmo il nostro viaggio verso San Francisco.
Eravamo tremendamente in ritardo, l'autista si mise a guidare come un pazzo. Quel vecchio bus della Greyhound fu spinto ad una velocita' impensabile: 130 km/h! ... e l'autista non mollava il piede dall'accelleratore; era a tavoletta.
Quando all'autista venne il bisogno d'usare la toilette uno di noi prese il suo posto alla guida, il bus non doveva fermarsi, mai!
In ogni caso questo modo di guidare e' cosa normale negli USA e nei tre mesi di permanenza negli States non abbiamo mai visto la polizia lungo le strade che abbiamo percorso.
La stessa cosa non si puo' dire dell'Italia, li' abbiamo visto spesso la polizia sulle strade ed abbiamo accumulato un po' di multe per eccesso di velocita'.
La prevendita dei biglietti non e' stata una gran cosa negli Stati del sud ed alcuni concerti furono cancellati. Dallas fu una di quelle date cancellate e ce ne siamo rammaricati tanto soprattutto per il fatto che i ragazzi della Showco erano di Dallas e sarebbero stati tutti presenti al concerto.
Le date di Denver e Vancouver furono anche loro annullate e cosi' per recuperare qualche data siamo ritornati ad esibirci con altri show a Chicago, prima di ritornare in Inghilterra.
La squadra addetta all'audio era in rivalita' con quella addetta alle luci e spesso tra di noi c'erano degli screzi.
L'impianto audio che ci portammo in tour funziono' sempre bene fino alla data di Fort Wayne, in Indiana. Questa citta' era il paese natale di Craig Schertz, il tecnico del suono e di Dale Newman, il tecnico delle chitarre, e tutti i loro amici di Fort Wayne li stavano aspettando per congratularsi con loro.
Mancano circa 3 ore allo show e dagli altoparlanti dell'impianto audio esce un fortissimo ronzio e Craig non riusciva ad eliminarlo.
Stava diventando, con il passare dei minuti, un grosso problema e si era pensato di spostare l'orario d'inizio dello spettacolo.
Controllammo la messa a terra dell'impianto elettrico, abbiamo controllato i cavi elettrici, ma il problema restava e il tempo passava, inesorabilmente.
Craig disse che il problema era che l'impianto di messa a terra era un cattivo impianto, bisognava trovare una nuova messa-a-terra.
Si mise in mano un grosso martello e nell'altra mano il nuovo cavo di terra e un grosso chiodo. Corse lungo i corridoi, si fermo' appena giunto all'aperto, e si mise a piantare il grosso chiodo per terra collegandoci attorno il cavo.
L'impianto audio iniziò ad emettere meno ronzii ma il problema non era risolto alla radice.
In un momento di disperazione Craig prese tutte le nostre 50 lattine di birra, bisticcio' pure con quelli della squadra delle luci perche' non volevano dare le loro lattine (piene) di birra.
Corse fuori e si mise a bagnare tutto il terreno attorno al chiodo conficcato per terra.
Il ronzio spari'.
La presa a terra funziono' ma tra Craig e la squadra addetta alle luci per un po' di tempo non funziono': si ricordavano dello svuotamento delle loro birre senza aver avuto il loro consenso.


Torniamo a Londra, anche se solo per 5 giorni, e questo ci permette di riparare alcune apparecchiature e di assoldare alcuni nuovi componenti dell'equipe tecnica.
Ci furono alcuni cambiamenti, anche controvoglia, ma quando ci vuole, ci vuole. Ti devi circondare di persone fidate.
Il tecnico della batteria, John, fu mandato via. Era rimasto nella squadra tecnica dei Genesis per circa 2 anni o poco piu' e mi deve ancora i 100 dollari che gli prestai allora.
Dale Newman, il nuovo roadie addetto alle chitarre, ha preso anche il posto di Gus gia' dalle date in Florida e adesso e' con lui che condivido la stanza d'albergo.
Mi ricordo che portavamo tutte le chitarre su', in camera, alla notte e cosi' Dale aveva tutto il tempo per cambiare le corde. Credo che cambiasse tutte le corde ogni 5 o 6 show, la chitarra doppio-manico di Mike necessitava di 18 corde e le altre tre, chitarre a 6 corde, prendevano molto tempo per l'accordatura.
Gli altri nuovi assunti provenivano dalla MEH, una societa' londinese che si occupava di noleggio impianti-audio. Via aerea ci siamo portati nella vecchia Europa l'impianto luci usato nel tour americano e il mixer audio.
L'impianto audio di potenza lo abbiamo noleggiato a Londra, e questo ha fatto risparmiare un po' di quattrini a Tony Smith.
Adesso la squadra dei tecnici e' cresciuta: siamo in 17 comprese 2 (a volte 3) ragazze: Alison era addetta ai costumi di Peter e le altre due ragazze si occupavano del merchandising; vendevano T-Shirts.
Non era un grosso affare la vendita di manifesti o t-shirt, allora. Ma tant'è aiutava.

Il 5 febbraio era di sabato, un giorno molto freddo e con il cielo coperto, quando lasciammo Londra per Oslo, Norvegia.
Questa volta non c'erano frigo-bar, toilettes o quant'altro. Non stavamo andando a fare un pic-nic.
Partimmo prendendo la strada verso Newcastle, dove da li avremmo preso il vaporetto, noi e i nostri tir.
I prossimi giorni sarebbero stati i giorni piu' neri e piu' oscuri di questo tour.




Il traghetto navigava molto lentamente, le cabine che ci avevano assegnato erano piccole, senza oblò e spartane, tutte vicinissime alla sala macchine: eravamo in 4 per ogni cabina.
Dopo 5 ore nessuno riusciva ancora a dormire, e qualcuno si e' recato sul ponte a passeggiare.
Questo e' stato il primo di moltissimi altri problemi ed iniziava ad incrinarsi il rapporto con i responsabili del tour.

Quando, finalmente, abbiamo raggiunto Oslo, abbiamo trovato la citta' completamente sepolta sotto la neve, i nostri mezzi erano totalmente congelati che ci furono difficolta' nel farli uscire fuori dal traghetto, erano rimasti all'aperto per 2 giorni esposti al gelo.
Il tour americano era durato 3 mesi e per la maggior parte era andato tutto bene: nessun problema di lingua, a parte con un texano della Showco che parlava uno strano dialetto del sud.
L'Europa si stava presentando come un grosso problema: abbiamo provato a comunicare con i tecnici locali ma la cosa era noiosa e frustrante. Nessuno di noi parlava portoghese, tedesco, olandese o  spagnolo, conoscevamo solo un po' di francese ma solo a livello scolastico.
Ad Oslo, la notte precedente al primo spettacolo del tour europeo, uno dei nostri tir resto' in panne ad una quindicina di km dalla capitale.
Nick, il capo di tutti i tecnici, venne in hotel verso le 2 di notte e ci sveglio' tutti. Il camion e' in panne ed e' bloccato dalla neve, si trova in mezzo ad una tormenta di neve, ha le pastiglie dei freni bloccate e il motore non da' segni di vita.
L'unica soluzione che avevamo era scaricare tutto il materiale e ricaricarlo su un'altro camion se si voleva far arrivare tutto in tempo per lo spettacolo.
Sembra la soluzione giusta ma noi abbiamo solo altri 2 tir che sono gia' tutti pieni di materiale.
Allora siamo andati a svegliare il custode dell'Ekeberghallen, il teatro dello show, e quel brav'uomo ci fece entrare, scaricammo 10 tonnellate di materiale, molto velocemente, e guidammo un tir, scarico, verso quello bloccato nella tormenta di neve.
Ma non avevamo i mezzi per trasportare i tecnici per il travaso del materiale tra i camion.
Fortuna vuole che fuori dell'Ekeberghallen c'erano gia' alcuni fans che attendevano, infreddoliti, lo spettacolo del giorno dopo. Magari speravano di incontrare qualcuno della band.
Abbiamo proposto loro che, se ci davano una mano, utilizzando le loro autovetture per recuperare il materiale dal camion, avremmo dato loro alcuni biglietti omaggio.
Hanno accettato subito!
Immediatamente siamo saliti sulle loro automobili e accellerando come forsennati ho visto per la prima volta come si corre,e si sbanda pure, su un'auto lanciata a folle velocita' su una strada piena di neve.
Quei ragazzi ci hanno salvato lo show e ci hanno pure aiutato a scaricare-caricare il camion da tonnellate di materiale.
Quando abbiamo dato un'occhiata al tir rotto ci siamo veramente resi conto del grosso problema che avevamo da risolvere.
E come non bastasse il camion navetta non poteva avvicinarsi a quello guasto perche' la strada collinare era completamente bloccata dalla neve.
E cosi' per 4 ore, al buio e al freddo, abbiamo (grazie anche ai fans che ci hanno aiutato) fatto la spola tra i due mezzi, decine e decine di casse, l'organo Hammond di Tony, e dovevamo fare attenzione che non si rovinasse nulla.
La cassa con l'organo Hammond, ad un certo punto, si e' messa a scivolare sulla neve, stava per cascare giu' per la collina! Ad un certo punto si e' fermata, grazie ad una montagnola di neve fresca.
Tornammo all'Ekeberghallen ed iniziammo a sistemare le apparecchiature, iniziammo a montare il palco.
Nessuno di noi dormi' per almeno 24 ore.


Lo spettacolo ando' bene fino all'ultima nota fino a quando la scatola del flash finale (ndr: la chiusura di IT), che normalmente fa solo una forte luce seguita dal fumo che usciva dalla macchina che lo produceva, invece di fare "flash" e basta si mise ad esplodere. Evidentemente era giunta la sua fine.
La band, invece, ha patito per alcuni giorni dei dolori alle orecchie, il rumore dell'esplosione fu molto forte ed alcuni coni degli altoparlanti si sono rotti a causa dello spostamento d'aria.
Non trovammo mai la scatola del flash, c'erano schegge lontane fino a 50 metri!
Oslo stava assomigliando a New York: SFIGATI!
La tappa successiva era a Copenhagen, dopo pochi giorni.
Nuove casse audio (in sostituzione di quelle rotte dal flash esploso) arrivarono da Londra e da quel giorno in poi io e Peter incominciammo a guardare con attenzione quella scatola maledetta, cercavamo un'indizio per dare una spiegazione all'esplosione.
Quelle scatole del flash erano costruite in acciaio inossidabile sormontate da una copertura in maglia d'acciaio saldata alla scatola. La maglia d'acciaio serviva a non fare uscire i residui dell'esplosione del magnesio. Erano le migliori scatole di flash al magnesio che io avessi mai visto. A Londra, a suo tempo,quando le vidi per la prima volta, rimasi impressionato dalla compattezza della struttura.
Capimmo, infine, che il problema stava nella mancata pulizia dell'interno della scatola. Tutti i residui delle esplosioni dei concerti precedenti erano rimasti dentro e cosi' si sono accumulati formando una miscela micidiale. Da quel giorno, tra le tante cose che c'erano da fare, la pulizia della scatola flash al magnesio e' diventata un'operazione quotidiana.

Cosa posso dire di Phil su quanto ho visto durante quel tour?
Non ho molto da dire sulla musica dei Genesis.
Io sono un fan dell'hard-rock progressive, normalmente ascolto Black Sabbath e Deep Purple, soprattutto quando di notte torno nella mia camera da letto, mentre adesso lavoro per una delle piu' importanti rock-band del mondo la qual musica (e i testi) sono la cosa piu' sorprendente (direi anche piacevolmente) che mi sia capitato.
Suonavo la batteria, per circa 4 anni, quando ero al college, suonavo nessun genere in particolare. Un po' di tutto.
E ora posso osservare Phil suonare ogni sera da poco piu' di 3 metri di distanza.
Posso veramente dire che lo apprezzo moltissimo, ha molto talento e possiede una tecnica mostruosa. Nei mesi successivi mi trasformai in fan dei Genesis, potrei dire "un grosso fan", ed iniziai a collezionare tutti i loro lavori.
Quando, durante il tour, la band suonava il bis io mi spostavo velocemente verso Tony Banks, mi mettevo da un lato e lo osservavo: suonava le tastiere come nessun'altro!
Ancora oggi, talvolta, mentre viaggio in auto metto il CD di "Selling England By The Pounds" e lo ascolto in religioso silenzio chiedendomi ancora come hanno potuto creare quel capolavoro.


Durante il montaggio del palco la band non era, quasi mai, presente li', tra di noi, e quando gli impianti erano tutti pronti, le luci, l'audio, questo era il momento nel quale noi tecnici facevamo il check di tutto quanto.
Molti di noi roadies eravamo musicisti ed allora ci mettevamo (con la scusa di provare le apparecchiature) a suonare.
Io mi siedevo allo sgabello della batteria, Dale andava alla chitarra, qualcun'altro prendeva il doppio-manico di Mike ed attaccavamo a suonare qualcosa.
Purtroppo la batteria di Phil era per musicisti mancini, ero in difficolta'. Lo era anche il ragazzo che prendeva il doppio-manico; era molto pesante e poi c'erano 18 corde da suonare! Nessuno sapeva suonare le tastiere e cosi' facevamo qualche improvvisazione a 3.
Arriva la band, adesso tocca a loro. Lasciamo gli strumenti.
Per provare l'impianto audio di potenza e per accertarsi che tutto filasse bene, Graig gridava nel microfono:
"test,test,test,test...." centinaia di volte.
Questo "test,test,test..." ci innervosiva, ci rendeva "elettrici" e cosi' gli chiedemmo di mettere qualche cassetta audio, qualcosa degli ZZ Top sparati a 20.000 watts!
Adesso sono un fan degli ZZ Top!
Graig fu anche tecnico del suono degli ZZ Top e successivamente divenne anche fan dei Genesis, due band molto differenti con in comune il tecnico del suono.
I testi delle canzoni cantate da Peter, a quel punto, a me suonavano molto strani, non li capivo, forse perche' ero molto giovane.
Peter aveva solo 3 anni piu' di me, ma la sua cultura, le cose che lui conosceva erano eccezionali.
Ancora adesso, vent'anni dopo il tour del "Lamb", quando leggo i testi delle canzoni di Peter resto stupefatto: e' un genio.
 
Torniamo al tour...
Suonammo in Danimarca, Francia, Germania, Svizzera, Spagna, senza particolari problemi, ma quando arrivammo in Portogallo i problemi si fecero vedere subito.
Ed erano tanti.
Le difficolta' iniziarono gia' all'hotel; uno di quegli alberghi molto piacevoli, direi bello, hotel che normalmente non vengono riservati ai tecnici al seguito delle band di rock'n'roll.
Per qualche misterioso motivo alcuni di noi si ubriacarono, direi ubriachi fracidi, e rientrando in hotel si misero a spaccare tutto quello che c'era nella stanza.
Lo scoprii la mattina successiva, andando a fare colazione, perche' c'era un casino di roba buttata nella piscina, c'era di tutto, avevano svuotato tutte le stanze buttando tutto giu' nella piscina: i letti, le sedie, le lampade, i sopramobili...
Ovviamente i responsabili dell'hotel non l'hanno presa per niente bene e cosi' iniziarono i controlli nelle stanze, fecero l'inventario dei danni.
Nick, il capo di tutti noi roadies, ha bloccato gli stipendi a 5 di noi, serviva per il rimborso danni.
Jim, uno degli addetti all'audio, si mise a gridare: "Quando ero con i Deep Purple queste cose ce le facevano fare!"
Questo increscioso incidente e' stato l'unico, in tutto il tour, che mi ha fatto vergognare, mi sono sentito come un verme.
Il luogo dove si doveva svolgere il concerto era un po' piccolo, circa 2.500 posti a sedere, e, guarda caso, quando siamo arrivati non c'era energia elettrica.
I nostri camerini, dove ci cambiavamo, erano spartani e l'interno della sala concerto non era il massimo.
Dopo aver scaricato i tir iniziammo a montare il palco, a tirare fuori dalle casse le apparecchiature.
Finalmente arriva l'elettricista.
Ma lui non parla inglese e noi non parliamo portoghese.
Ci da tre cavi (ndr: monofase + terra) ma a noi ne servono 5 (ndr: trifase + terra + neutro).
La disperazione duro' per alcuni minuti, ci avevano dato la meta' della potenza elettrica e non c'era (di nuovo) il cavo di terra.
Ad un certo punto all'elettricista venne in testa un'idea: usci' fuori dalla sala, si porto' fino alla strada, sali' su un palo della luce, taglio' alcuni cavi, li collego' alle prolunghe, scese da quel palo come fanno i gatti e ci consegno' i fatidici 5 cavi.
Finalmente avevamo la corrente elettrica nella giusta potenza, ma non toccammo mai quei cavi nastrati con lo scotch alla bella-e-meglio da quell'elettricista.
Non si sa mai.




Usando guanti di gomma ed alcuni stracci, Peter (ndr: Peter Hart, lo specialista degli effetti) riusci' a collegare quei 5 cavi al nostro quadro elettrico generale, senza suicidarsi, e riuscimmo a trovare un'ottima presa di terra collegandoci ai tubi dell'acqua.
In Portogallo le cose politiche erano un po' precarie e mentre lavoravamo al montaggio udimmo molto chiaramente un rumore di cingolati (ndr: carri armati) provenire dalla strada.
Sembrava (e lo era) di trovarci nel mezzo di una piccola rivoluzione, una rivoluzione di popolo appena iniziata.
Le truppe dei militari avanzavano lungo la strada, con il fucile in una mano e una lattina di birra nell'altra mano.
Sono stati sparati alcuni colpi, pare ad altezza uomo, sembrava come essere in un film ma era tremendamente vero.
Si stava rasentando la pazzia.
Nick e' corso fin dietro al backstage gridando a tutti di armarsi in qualche modo, prendendo qualunque cosa pesante, di ferro.
Fu gridato anche attraverso l'impianto audio.
Ad un certo punto la meta' dei tecnici si era nascosta sotto il mixer e Craig balbettava: "...ma e' come essere in guerra".
Il gas lacrimogeno si era infilato dappertutto, la sala del concerto ne era piena ed alcuni fans, scappando dalla zona della guerriglia, provarono ad entrare nella sala anche se l'esercito cercava di opporsi.
I fans che stavano fuori, quelli che dovevano ancora comprare il biglietto, erano saliti sopra i carri armati. I Genesis e i suoi fans erano nel centro della rivoluzione portoghese!
Lo show ebbe luogo comunque, la band suono', ma durante tutto il concerto Craig ebbe a suo fianco 2 guardie del corpo, io stesso avevo il mio angelo custode: un militare con mitra automatico in una mano e lattine di birra nell'altra mano!
Non eravamo nel luogo giusto e nel momento giusto per fare dello "show business".
Al termine dello spettacolo l'esercito si era dissolto, non c'era nessun militare nei dintorni, c'erano solo fans che ci aiutavano ad imballare le casse e a caricarle nei tir.
Credo che quella faccenda sia stata solo un "mostrare i muscoli" da parte dell'esercito, non c'era una precisa volonta' di fare del male.
Alle 2 di notte ogni cosa era stata caricata nei tir a parte i cavi elettrici di prolunga.
Gia', i cavi con le prolunghe!
I 5 cavi erano ancora collegati al palo della luce e l'elettricista non c'era piu': se ne era andato a casa!
Ma noi avevamo bisogno di qualcuno che salisse fin sopra al palo e staccasse i nostri cavi. Nessuno di noi voleva salire sul palo e cosi' Peter (Hart) indosso' un paio di guanti da lavoro, prese una tronchesina e mi disse: "Tu tieni i cavi, io salgo e li taglio".
Taglio' i 5 cavi, li' dentro scorreva ancora una corrente da 300 ampere, e di corsa ce ne andammo verso il nostro pullman.
L'autista non sapeva dove andare, che strada prendere, ma questa cosa non ci preoccupava, l'importante era andarsene!
Poche ore dopo avevamo lasciato il Portogallo, attraversammo il confine e la dogana, il Portogallo aveva avuto la sua piccola rivoluzione e noi eravamo molto contenti e felici di esserne usciti fuori.
Adesso si va in Italia: vino, cibo e belle ragazze...


Oh..povero ragazzo, ma quanto ti stai sbagliando...l'Italia non e' come tu pensi...
 
Le autorita' italiane avevano saputo delle difficolta' e dei problemi occorsi in Portogallo e per evitare qualche tipo d'incidente avevano autorizzato solo la data di Torino (ndr: non andata proprio così e ci sarà l'occasione per dire come sono andati, realmente, i fatti). Se tutto fosse andato bene, se non scoppiavano incidenti, allora le autorita' ci avevano promesso ben 10 show, a Roma e in altre citta' italiane.
La polizia stradale ci conosceva, sapeva come guidavano i tir gli autisti dei Genesis e in altre occasioni avevano multato gli autisti per eccesso di velocita', questo era un punto a sfavore.
Finalmente raggiungiamo Torino, il luogo dove suoneremo e' una grande costruzione, tutto ci diceva che sarebbe stato un grandissimo show.
Dai roadies locali siamo stati informati che era meglio fare attenzione, c'erano possibilita' che qualcuno venisse a rubare nei camion. Ma questo non ci preoccupo', avevamo già finito di scaricare i tir.
Come fa quella canzone...?: "amo l'odore del gas lacrimogeno gia' dalla mattina..." (ndr: letteralmente "I love the smell of tear gas in the morning...")
La polizia anti-sommossa e' gia' arrivata, le finestre del Palazzetto dello Sport sono state gia' fracassate, ci sono spari di candelotti lacrimogeni, e voi tutti conoscete il resto della storia.
Riuscimmo a fare il concerto, alla fine fummo tutti scortati fino al confine di stato ed invitati a non tornare piu'.
Questo fatto lascio' Tony Smith e la band con un grosso problema da risolvere. Le 10 date in territorio italiano appena cancellate non erano recuperabili in nessun modo, e tutti noi tecnici saremmo stati pagati lo stesso, per 11 giorni, senza lavorare affatto.
La band se ne torno' in Inghilterra e tutti noi tecnici fummo "parcheggiati" presso un misero hotel in una piccolissima citta' francese.
Restammo alcuni giorni in quell'hotel senza avere nulla da fare, qualcuno iniziava ad innervosirsi, altri (la maggior parte) iniziavano a preoccuparsi. Questa faccenda deve costare un mucchio di quattrini ai Genesis, pagano tutti i tecnici, pagano il noleggio di tutte le apparecchiature (e questo per due intere settimane) senza incassare nulla.
Non ci sono luoghi dove andare a fare concerti!

Tony Smith allora tira fuori dal suo cilindro magico alcune date supplementari in Germania ed un paio di serate anche in Francia, tanto per aiutare la band in qualche modo, ma c'era qualcosa nell'aria, forse eravamo (o erano) gia' stanchi, incominciava a mancare il mordente.
(ndr: la faccenda delle extra-date francesi e' ancora tutta da scoprire perche' ufficialmente non ci furono extra-date in Francia prima del tour inglese, ma alla fine del tour. E qui nascono i primi dubbi: fu Besancon o Tolosa St.Etienne l'ultima volta dell'agnello?
Inoltre il racconto di David, nelle date dopo Torino, non mi convince: hanno lavorato come matti, show quasi tutte le sere, l'ultima a Bruxelles e 2 giorni dopo erano a Londra, all'Empire Pool).

Terminammo il tour europeo a Bruxelles e dopo ci imbarcammo sul traghetto per l'Inghilterra.


Avevamo gia' fatto 71 spettacoli, ma era come se ne avessimo fatti molti di piu'.
Al Wembley saremmo stati per ben due sere, il nostro primo show a casa nostra, in Inghilterra. I biglietti erano tutti gia' esauriti.
I Genesis e tutti noi tecnici non vedevamo l'ora di suonare in casa, tutto sembrava andasse bene, anche i fans parlavano, adesso, la nostra stessa lingua.
Suonare al Wembley e' come per un soldato tornare a casa alla fine della guerra.
Niente ci poteva fermare ed ogni probabile intoppo era gia' stato spianato.
20.000 fans ci amavano e ci stavano aspettando!
Nelle settimane seguenti ho notato che oltre il Wembley l'Inghilterra non possiede grandi spazi per la musica. Suonammo a Southampton, Manchester, Bristol, Newcastle e abbiamo faticato tanto a piazzare tutta la strumentazione sul palco.
In Europa ci sono grandi locali con ottime rampe d'accesso per i camion, cose che in Inghilterra non ci sono, qui siamo arretrati, abbiamo avuto un sacco di problemi logistici.
Ecco perche' negli anni a venire le piu' importanti band di rock'n'roll hanno disertato l'Inghilterra, c'erano troppe difficolta', a parte i luoghi per i raduni all'aperto.
A Bristol abbiamo usato solo il 50% delle luci, il rimanente lo abbiamo lasciato dentro i camion. Il palco era cosi' poco profondo che le strutture portanti delle luci non ci stavano tutte, il palco era profondo appena 6 metri.
L'ultimo show in patria fu quello di Birmingham, il 5 maggio del 1975.
(ndr: la data del 5-5-1975 non e' contemplata nella storia, imperfetta, dei concerti dei Genesis. La data di Birmingham dovrebbe essere stata il 2-5-1975)

Questo fu l'ultimo mio show con la band, anche altri ragazzi della squadra dei tecnici lasciarono il tour e Nick Blyth ebbe delle grosse discussioni con Tony Smith, mollo' tutto e se ne ando'.
Aveva collaborato con Tony Smith per circa 4 anni.
Peter, il ragazzo dei fuochi d'artificio, quello degli effetti speciali, se ne ando' a New York.
Ed io proiettai la mia ultima diapositiva per loro.
La mia vita cambio' di colpo, vissi quasi alla giornata, e quelli che seguirono non furono mesi facili.
Ero diventato un po' sordo da un'orecchio, credo che si sia trattato di troppo Mellotron.
Dopo aver lasciato i Genesis mi precipitai a comprare un buon impianto HI-FI, grazie anche ai risparmi fatti durante il tour, e cosi' entrai nel primo negozio di dischi che incontrai.
E tutti voi sapete quali dischi ho comprato:
"The Lamb...",
"Selling England",
"Foxtrot",
"Trespass",
"Nursery Cryme",
"Genesis Live" ...
"oh...avete mica qualche LP degli ZZ Top in questo negozio?"




Tutto quanto è scritto sopra e' pura verità, io c'ero. David Lawrence.




(traduzione e adattamento a cura di RM, tratto da "The insane ramblings of an old Genesis roadie"
di David Lawrence ed apparso su THE WAITING ROOM numero 45)



Photo: Courtesy of David Lawrence, Bristol 29 aprile 1975

Photo: Courtesy of David Lawrence, Bristol 29 aprile 1975

Photo: Courtesy of David Lawrence, Bristol 29 aprile 1975

Photo: Courtesy of David Lawrence, Bristol 29 aprile 1975

Photo: Courtesy of David Lawrence, Bristol 29 aprile 1975

Photo: Courtesy of David Lawrence, Bristol 29 aprile 1975

Photo: Courtesy of David Lawrence, Bristol 29 aprile 1975