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martedì 5 ottobre 2010

La Genesi(s) della Luce in movimento



Nel trentesimo anniversario della "luce che si muove" (Vari*Lite) ripercorriamo con quest'articolo le tappe che hanno permesso l'idea, la creazione e l'uso da parte dei Genesis, pionieri dei Vari*Lite oltre che proprietari dell'azienda che li costruisce e li commercializza.

La storia di come il Vari*Lite è stato concepito è avvolta nel romanzo, se non addirittura nel mistero. L'idea, non nuova peraltro, nasce da un gruppo di lavoro alla Showco (società di Dallas, attiva nelle forniture audio-luci per lo show business nel mondo del rock'n'roll) che s'impone di risolvere il problema di ridurre il peso dei fari per l'illuminazione dei palchi, i cosidetti PAR. Quelli erano riflettori pesanti, costruiti in acciaio, e servivano interi TIR per trasportarli.


Questo è stato sicuramente l'argomento di discussione quando il sancta-sanctorum della società Showco si riunì per un pranzo informale al loro ritrovo preferito a Dallas, un ristorante-barbecue chiamato Salih (oggi Solly's).

Sotto la presidenza di Jack Calmes, la Showco Inc. aveva prosperato soprattutto negli anni '70, affermandosi come leader nelle forniture audio e per l'illuminazione, i clienti abituali erano Three Dog Night, Led Zeppelin, James Taylor e ZZ Top.

Ma verso la fine del decennio un'ondata di società britanniche si mette a produrre, in alluminio stavolta, riflettori PAR e variatori-luce da 1Kw, e così che la Showco comincia a credere che il reparto illuminazione è ridondante, anzi si ipotizza di eliminare quel ramo d'azienda. Così il nuovo CEO Rusty Brutsche decide di "sganciare" dalla Showco la divisione "illuminazione" sub-appaltando l'attivita ad una società indipendente, la Showlights di Eric Pearce.
E così, nel settembre 1980, il team Showco, mentre pranzava al ristorante Salih, prese in considerazione l'ipotesi. C'erano Brutsche, CEO della Showco, Jack Maxson, ingegnere audio e designer di console, Jim Bornhorst, tecnico delle luci, Tom Littrell (che divenne dopo manager e P.R. della nascente società Vari-Lite), e Tom Walsh.

Insieme ai tecnici Brooks Taylor e John Covington, questa squadra aveva già iniziato a lavorare sul cambio di colore per i riflettori PAR 64, il ragionamento che stava alla base era quello che si potesse appendere luci alle strutture metalliche, luci che cambiano di colore.
Il primo tentativo, in cui i Vari*Lite presumibilmente erano dei cilindri con movimento pneumatico, una specie di semaforo, con fluidi e tinture per cercare di colorare la luce, si è rivelato inutile. Ma con l'inizio del nuovo decennio (1980) il concetto di luce che cambia colore automaticamente stava diventando tecnicamente praticabile, a causa di due nuove tecnologie, i filtri dicroici in vetro, che hanno espresso una più ricca gamma cromatica di colori rispetto ai gel, e alle lampade ad alogenuri metallici che producevano una maggiore emissione di luce rispetto alle sorgenti ad incandescenza in uso allora e che erano molto più ingombranti a parità di potenza.
Jim Bornhorst con entusiasmo si mise subito al lavoro, combinando questi due nuovi concetti in una soluzione unica. Taylor Brooks e Tom Walsh, che avevano lavorato su progetti di controllo dell'illuminazione per conto della Showco nel passato, insieme si dedicarono allo sviluppo di un controller per questo nuovo dispositivo mentre Giovanni Coviello si dedica al sistema d'alimentazione analogica. Nell'aria c'era la sensazione d'ottimismo supremo.
Ma il momento catartico in quel pranzo fu quando Jack Maxson disse una frase divenuta, ormai, immortale: "con due motori in più la luce si muoverà". I commensali furono subito rapiti ed eccitati all'idea di una luce dal colore cangiante e in movimento.
Solo 12 settimane più tardi, nel dicembre 1980, e dopo aver consultato decine di cataloghi, girato per negozi di modellismo e di altre fonti disponibili, Bornhorst, Walsh, Taylor e Covington avevano creato il prototipo di una luce che si muove e un controller per gestirla. La Zero VL o VL0, come era ormai noto, era nata.

Il prototipo del VL0

Il team che inventò i Vari*Lite

I clienti preferiti, e fedeli da tempo, della Showco erano i Genesis. Il pedigree inglese progresssive, l'aver frequentato scuole private, essere sempre al limite della sperimentazione in performance d'arte, e alla costante ricerca di tecnologia d'avanguardia significa che Vari*Lite è pronta per il loro prossimo tour mondiale, per promuovere il loro prossimo album, Abacab.
Lo stesso mese (dicembre 1980) viene organizzato un incontro tra Brutsche e Bornhorst, i membri della band e il loro manager Tony Smith nella vecchia fattoria (che risale al 1450 circa) THE FARM a Chiddingfold, Surrey, dove la band provava e registrava.
Prima di definire l'incontro, Alan Owen, Light Designer della band da molti anni, voleva fare un test sul campo e fu messo sù un impianto di VL0 assieme ad alcuni riflettori tradizionali PAR per simulare "un tramonto".
L'apparecchio viene collegato a una trave del fienile e una console è stata programmata per eseguire due semplici e rudimentali effetti di cambio-colore.
I Genesis erano così impressionati che fu fatto un'ordine d'acquisto a Showco, immediatamente sul posto. Tony Smith ha coniato il nome della società, Vari-Lite, e nello stesso tempo offre ai due uomini della Showco un assegno cospicuo e sottoscrive per lo sviluppo di 55 apparecchi Vari*Lite che i Genesis avrebbero acquisito. [N.B. Vari-Lite è il nome della società mentre Vari*Lite è il nome del prodotto, la marca.]


Par
  
I membri della band, Phil Collins, Mike Rutherford e Tony Banks presero pari quote della società mentre Tony Smith divenne l'azionista unico in Vari-Lite. E ad oggi rimangono loro quattro i partner della società.
Se la band era eccitata ed euforica, Bornhorst aveva ancora delle riserve. Sentiva che sarebbero necessari alcuni perfezionamenti, soprattutto al sistema dello specchio rotante.
La tecnologia del cambia-colore sarebbe stata impossibile da duplicare e questa peculiarità rendeva ancor di più interessante l'investimento.
Mentre il prodotto ritornava alla progettazione e al laboratorio, Walsh e Taylor lavoravano sodo per sviluppare un controller orientato ad una riproduzione programmata ma pre-codificata. In breve, far muovere i Vari*Lite secondo un copione stabilito a priori e salvato su hard-disk di un computer.
Le luci (muniti di una lampada ad arco Mk350 con riflettore) sono stati riprogettati per attacco verticale ed è stata realizzata la possibilità di 'coreografia' dove tutte le luci si muovono all'unisono.
 
 
IL DEBUTTO SPAGNOLO
La seconda parte della leggenda Vari-Lite stava per essere giocata tutta in un'arena che ha visto muovere i Vari*Lite molto prima che negli stadi. La Plaza de Toros a Barcellona, il 25 Settembre 1981. Era la data di apertura del tour mondiale dei Genesis: "Abacab".

Plaza de Toros a Barcellona, 25 Settembre 1981


E' stato qui che i 40 Vari*Lite della serie 100s, effettivamente erano dei prototipi del VL1 in quanto il vero VL1 vede il debutto nel tour mondiale del 1982, oltre a un sistema di controllo computerizzato, fecero il loro debutto. I rimanenti 15 Vari*Lite furono tenuti spenti e servivano per rimpiazzare quelli che, eventualmente, si guastavano. Alan Owen era il Light Designer e Tom Littrell programmatore/operatore, con Taylor nella veste di assistente.

 
Tutta questa innovazione tecnologica trasportata in un anfiteatro mascherato da macello per i tori.
Chi era presente tra il pubblico a quel concerto d'apertura ricorda l'indimenticabile spettacolo quando numerosi apparecchi robotici si mossero all'unisono sotto controllo remoto, cambiando irrevocabilmente il mondo del Light Designer e la sua tavolozza di colori in un modo tale che dopo non sarebbe stato mai più la stessa cosa.
Le macchine del fumo che creavano la nebbia, unite ai colori cangianti delle VL generavano ogni qualvolta dei boati da parte del pubblico.
 
Esattamente, cos'é stato il VL1? La risposta è: un riflettore, con variazione d'intensità nella luce, con luce fissa, che cambiava colore del fascio luminoso, forma del fascio e abilità nel movimento a 2 dimensioni. Era una macchina con raffreddamento a ventola ma i motori erano a rumorosità ridotta.
 
 
L'operatore/programmatore Tom Littrell ricorda vividamente: "Abbiamo imparato ad amare quel rumore perchè significava che quel mese ci sarebbe arrivato lo stipendio. Ma sapevamo bene che quel rumore non sarebbe ammissibile nel teatro, nell'opera ed era legittimo pensare di arrivare a prodotti più silenziosi, come il VL5".
Littrell ha ammesso che il sistema era stato creato in risposta al fatto che alcuni gruppi sono stati in tour con oltre 1.000 luci, caricati sui tir, trasportati, montati e smontati, tutto in un giorno. "I cavalli da tiro nel rock'n'roll sarebbero i PAR 64. Stiamo solo cercando di ottenere il "bang" da ogni luce".
Ha aggiunto: "Vari-Lite Inc. è la società che ha rivoluzionato il concetto dello show nel mondo del rock, della tv e degli spettacoli teatrali. Sono stati ri-progettati ed è cambiato il modo di guardarli".
L'apparecchio che ha dato il via all'industria della luce in movimento è stato il VL1. "Ci sono state altre luci in movimento prima del nostro VL1, ma Vari-Lite è stata la prima azienda a prendere sul serio la mission, e quella che allora era l'attuale tecnologia in elettronica, ottica e filtri di colore, e di trasformarlo in un pratico e funzionale sistema di luci".
La lunga storia della Showco, la sua esperienza in concerti, in produzione di spettacoli e in tour, secondo lui, ha dato agli sviluppatori una visione particolarmente esatta di quello che il sistema doveva essere, di come doveva funzionare nel mondo reale.
I modelli più recenti, oggi, si possono programmare meglio, sono più silenziosi, e vantano più funzioni, ma come una macchina classica, la VL originale è ancora lì, al suo posto di pioniere.
Riassumendo, Littrell ha detto: "Io credo che l'illuminazione automatizzata Vari-Lite ha avuto uno sviluppo importante nella scheda di memoria e nella regolazione della fase di controllo nella pre-accensione. Gli artisti non hanno cambiato il loro modo di scrivere o eseguire gli show a causa dei progressi Vari-Lite, ma hanno avuto un un ritorno enorme in funzione dell'illuminazione del loro show".


AL DI QUA DELL'ATLANTICO

Più o meno contemporaneamente, il Telescan Mk1 era stato costruito dalla società francese Cameleon, con sede a Montreuil dal 1977. Questo sistema automatizzato a specchi mobili è stato presentato alla fiera Discom di Parigi nel 1981. Dopo che l'Mk1 è stato lanciato nel mercato, ignaro peraltro, francese, si è rapidamente preso il suo posto, meritato, nei tour di rock'n'roll (stranamente, i Genesis lo utilizzeranno solo successivamente).
Con passare del tempo il classico Telescan MkIII, con la sua lampada HMI 1200W, diventa una standard, Cameleon aveva le idee chiare e lo strumento combina tutte le funzioni di illuminazione indirizzabile con la versatilità dell'analogico.
Telescan divenne il precursore dello scanner-touring/luci in movimento a specchio, ampliando la gamma fino al MkIV e all'MKV. Ma non è stato il primo. Nel corso dell'decennio (1980) nel Regno Unito altri inventori si sono dati da fare su progetti simili.
Peter Wynne Willson aveva già progettato il sistema Pancan a specchi mobili nel 1980, fondando la Pancan Ltd l'anno seguente, e iniziando a fabbricare, e commercializzare, l'omonimo sistema telecomandato a specchio unico. Di questo modello sono stati venduti migliaia d'esemplari in tutto il mondo, e ha generato la nascita di un intero settore nell'illuminazione automatica a specchio mobile.
Pancan era un sistema informatizzato che è diventato il primo dispositivo a muoversi (e a memorizzare le posizioni) di lampade PAR 64, che erano precise e a buon mercato, senza l'esasperazione di un sistema motorizzato. Compatibile con la maggior parte delle lampade PAR e gli spot da 1kW ha fornito la versatilità del Pinspot PAR 36, ma con l'intensità della luce piena del 1.000 W.
Pancan si poteva azionare con il joystick, collocato accanto alla console principale delle luci, con allegato un sistema a specchi che si adattava alla maggior parte di fari. Era l'ideale per applicazioni dove posizionamento manuale ed accurato dei fari era un problema.
Il sistema iniziale (che poi si è evoluto notevolmente), era composto da un controller portatile con joystick che poteva pilotare contemporaneamente due macchine a specchi mobili. Utilizzando uno splitter si arrivava fino ad un massimo di otto fari mossi contemporaneamente, tutti in subordine ai movimenti del joystick. Inoltre il sistema poteva essere controllato automaticamente.
Autoscan è stato il successore, fabbricato a Birmingham dalla Cause & Effects (società che ha svezzato il giovane Steve Warren). La società aveva messo a punto l'idea rivoluzionaria di installare un Par (un faro) in un sistema di movimento a 2 assi, servo-controllati in fibra di vetro, ovvero di un sistema informatizzato PAR 64 in movimento e dotato di memoria.
Nello stesso periodo Payton Charlie stava sviluppando un sistema in movimento di fari PAR, utilizzando i cavi Belden,un sistema di illuminazione che poi sviluppato dalla PALS Strand.
 
La Cerebrum Lighting distribuisce sia Pancan che Autoscan, vendendo l'Autoscan prima per un tour di Gary Numan. Tempo dopo Autoscan viene stato fornito a Peter Stringfellow, durante lo show della sua trasfigurazione in Talk Of The Town, e Cause & Effects stava cadendo in rovina. Mentre Autoscan ebbe vita breve, l'evoluzione di Pancan è continuata. Al Light & Sound Show del 1984, Cerebrum ha mostrato il nuovo sistema Pancan basato su micro-computer. Accanto a questo è stato presentato il "System 2 Colour" , che ha permesso il controllo in entrambe le direzione e colore del fascio di luce su un cluster di 16 fari.
 
Pancan ha goduto la sua gloria al Camden Palace nel 1981, alla sua prima uscita con apprezzamenti da parte degli addetti ai lavori. Ma quando gli italiani iniziarono il business degli specchi mobili, con prodotti come robot Coemar, il Pancan ebbe i giorni contati.
Da allora, come lo stesso Peter Wynne Willson ammette, lo sviluppo del complesso e rivoluzionario sistema di motore passo-passo aveva esaurito la sua spinta propulsiva.
In un'epoca in cui i nomi di questi apparati hanno iniziato ad infiltrarsi nel vocabolario del settore della "diretta", la domanda d'illuminazione articolata e cinetica è entrata in una nuova fase e con la marcia in avanti ed è rapidamente decollata.

Source: Total Production International  Magazine

La Principessa Diana, il production manager Morris Lyda (con occhiali, di profilo), il sound engineer Craig Schertz, il lighting designer Alan Owen, e Tom Littrell, programmatore deiVari-Lite. Periodo MAMA TOUR (1983-84)





Una versione "grezza" di un video che mostra come sia possibile programmare i Vari*Lite sulle note di DOMINO

DOMINO LIGHT SHOW -  Designed and programmed by Andrew Voller

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